EMOZIONI A SCOPPIO.
Settimana da montagne russe ragazzi, non so come ha retto il mio cuore a sopportare tutto questo insieme di sensazioni esplosive.
Avevo già detto, mi sto impegnando un po' di più con l'alimentazione per evitare un ricovero e mi fa male. Dopo i pasti mi sento a terra e vorrei morire, sono agitata, spesso piango in silenzio. A volte sono esaltata per un nonnulla, vedo tutto positivo anche quando do da mangiare al gatto. Come se la vita si svolgesse in quella quotidianità e fosse la cosa più bella del mondo. Poi mi sento sola, incompresa.. in mezzo agli altri mi sento un pesce fuor d'acqua e vorrei una persona sola accanto a me: che sia un fratello, un amica, un ragazzo..
Poi arriva il giorno in cui ci vediamo e ci sorridiamo e facciamo l'amore, e vorrei che il tempo si fermasse..
E poi ancora le visite, che mi danno ansia, tristezza..
è un continuo andirivieni di gioia e angoscia, anche se la gioia ha un fondo di vuoto.
Spesso mi sento "felice" perchè sento che tutto gira bene intorno a me anche se sto male, anzi, che è proprio bello che io sto male e tutto funziona bene!Che sono l'essere speciale, la debole, quella di cui prendersi cura.
Ho anche cominciato a lavorare e a guidare, la mattina vado a fare da animatrice musicale a dei bambini bellissimi e scalmanati (anche se lavoro poco mi mette molto sotto pressione), poi tre o quattro ore a settimana mi esercito con le guide, esco ogni tanto con gli amici, faccio le commissioni ecc ecc..arrivo la sera proprio stanca!Tranne stasera che tra ormoni e caffeina sono in brodo di giuggiole.
Mi fa un po' paura tutto questo cambiamento, ma lo affronto sfacciata, ormai ne ho passate tante, e qui ci sono anche molte cose positive.
Comunque sia ancora non ho la motivazione a voler star veramente bene.. non so bene perchè
Che sia quel che dio voglia,
buonanotte. (sono le 2.54 del mattino)
Julie. 18 anni anagraficamente, qualsiasi età mentalmente. Julie è divisa in due, da una parte c'è il controllo, dall'altra la vita. Julie è una ragazza interrotta.
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sabato 7 luglio 2012
19 grammi
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sabato 30 giugno 2012
18 grammi
Eccomi dinuovo qua, ancora viva, "sana" e salva.
Dopo le mie peripezie con il serenase e altri suoi amichetti promettenti la riuscita del mio piano suicida, ho dormito per un giorno e mezzo interi fino a portarmi a fare una flebo in ospedale. Mi hanno consigliato il ricovero ma ho rifiutato.
Il giorno dopo ero riuscita ad alzarmi verso le 15 e così sono andata a fare un po' di shopping con mia madre.
Panico.
La mia mandibola ha cominciato a muoversi a destra quando voleva lei, rigidamente. Non riuscivo a fermarla. Più tempo passava, più movimenti strani del viso avevo e dal panico mi si è paralizzata la mano destra. Siamo corsi subito in ospedale dove ho confessato il mio abuso di farmaci. Mi hanno scampato il repartino perchè ho omesso di averlo fatto di proposito, con intento suicida. Così mi hanno messa nel reparto dove ero stata ricoverata quando avevo il sondino. Ma la situazione peggiorava. La lingua mi si muoveva all'indietro, la bocca a destra e avevo il collo piegato all'indietro. Stavo soffocando. Avevo una paura matta. è corso uno psichiatra a darmi una medicina e pian piano gli effetti collaterali sono diminuiti.
Sono restata in ospedale 3 giorni e ho continuato a prendere l'antidoto per altri 3 giorni.
Fortunatamente tutti i sintomi sono scomparsi ed ho evitato danni permanenti.
Ma ora passiamo alle conseguenze: lo shock dei miei, la loro perdita di fiducia, l'accollo tempestivo di tutti i miei terapeuti ecc...
Ora mi sorvegliano più spesso. Per evitare un ricovero in un centro ora mi sforzo almeno un po' per l'alimentazione. Ma non smetto di prendere lassativi e diuretici.
Avrò molte più sedute psichiatriche e dovranno modificarmi la terapia farmacologica, ho anche più visite da psicologi diversi.
Beh che dire, quest'esperienza mi ha lasciato molto. Ho capito la gravità della cosa che ho fatto e ho ammesso a me stessa che la mia situazione è più grave di come sembra. Sono molto fragile in questo periodo. Me lo riconosco.
Ora mi tocca combattere di più con il cibo. Sto vivendo giornate frustranti. Mi viene da piangere a guardarmi allo specchio.
L'unica cosa che mi riesce a mandare avanti è quel ragazzo di cui spesso ho parlato, mio fratello e gli amici (che non sanno che cosa è successo).
Lunedì mattina vedrò il ragazzo, e sinceramente non vedo l'ora. L'ho visto anche appena dopo le dimissioni e mi ha fatto stare veramente bene. Ho un bisogno di affetto immane in questo periodo.
Sono fragile...
Dopo le mie peripezie con il serenase e altri suoi amichetti promettenti la riuscita del mio piano suicida, ho dormito per un giorno e mezzo interi fino a portarmi a fare una flebo in ospedale. Mi hanno consigliato il ricovero ma ho rifiutato.
Il giorno dopo ero riuscita ad alzarmi verso le 15 e così sono andata a fare un po' di shopping con mia madre.
Panico.
La mia mandibola ha cominciato a muoversi a destra quando voleva lei, rigidamente. Non riuscivo a fermarla. Più tempo passava, più movimenti strani del viso avevo e dal panico mi si è paralizzata la mano destra. Siamo corsi subito in ospedale dove ho confessato il mio abuso di farmaci. Mi hanno scampato il repartino perchè ho omesso di averlo fatto di proposito, con intento suicida. Così mi hanno messa nel reparto dove ero stata ricoverata quando avevo il sondino. Ma la situazione peggiorava. La lingua mi si muoveva all'indietro, la bocca a destra e avevo il collo piegato all'indietro. Stavo soffocando. Avevo una paura matta. è corso uno psichiatra a darmi una medicina e pian piano gli effetti collaterali sono diminuiti.
Sono restata in ospedale 3 giorni e ho continuato a prendere l'antidoto per altri 3 giorni.
Fortunatamente tutti i sintomi sono scomparsi ed ho evitato danni permanenti.
Ma ora passiamo alle conseguenze: lo shock dei miei, la loro perdita di fiducia, l'accollo tempestivo di tutti i miei terapeuti ecc...
Ora mi sorvegliano più spesso. Per evitare un ricovero in un centro ora mi sforzo almeno un po' per l'alimentazione. Ma non smetto di prendere lassativi e diuretici.
Avrò molte più sedute psichiatriche e dovranno modificarmi la terapia farmacologica, ho anche più visite da psicologi diversi.
Beh che dire, quest'esperienza mi ha lasciato molto. Ho capito la gravità della cosa che ho fatto e ho ammesso a me stessa che la mia situazione è più grave di come sembra. Sono molto fragile in questo periodo. Me lo riconosco.
Ora mi tocca combattere di più con il cibo. Sto vivendo giornate frustranti. Mi viene da piangere a guardarmi allo specchio.
L'unica cosa che mi riesce a mandare avanti è quel ragazzo di cui spesso ho parlato, mio fratello e gli amici (che non sanno che cosa è successo).
Lunedì mattina vedrò il ragazzo, e sinceramente non vedo l'ora. L'ho visto anche appena dopo le dimissioni e mi ha fatto stare veramente bene. Ho un bisogno di affetto immane in questo periodo.
Sono fragile...
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venerdì 22 giugno 2012
17 grammi
15 gocce di bromazepam, 1 compressa di venlafaxina da 37mg e 1 da 75mg. Tutto a posto così, devo seguire questa di terapia.
Ma la mia pazzia sta degenerando. Stasera a casa da sola ho avuto una forte crisi e volevo suicidarmi, però non volevo "lasciare tracce"... sono andata a prendere dei vecchi farmaci in casa.
100 gocce di serenase e 8 compresse da 20mg di paroxetina.
No, non mi bastavano.
100 gocce di bromazepam + quasi tutta la boccetta di serenase, non ho contato le gocce, ho solo spremuto con rabbia.
Spero vivamente di intossicarmi o di morire stanotte, non riesco più a vivere, non fa per me, sono un'esistenza buona a nulla. Il dolore è lancinante.
Mi brucia la gola per le urla che ho cacciato e ora comincio a sentire la testa pesante, mi sento rallentata..
non ce la faccio, giuro.
Odio i miei genitori, odio la vita, odio me stessa. Non voglio essere salvata da altri.
Io mi creo e mi distruggo, fanculo le leggi della fisica.
Buonanotte, sperando di non arrivare a domani.
Ma la mia pazzia sta degenerando. Stasera a casa da sola ho avuto una forte crisi e volevo suicidarmi, però non volevo "lasciare tracce"... sono andata a prendere dei vecchi farmaci in casa.
100 gocce di serenase e 8 compresse da 20mg di paroxetina.
No, non mi bastavano.
100 gocce di bromazepam + quasi tutta la boccetta di serenase, non ho contato le gocce, ho solo spremuto con rabbia.
Spero vivamente di intossicarmi o di morire stanotte, non riesco più a vivere, non fa per me, sono un'esistenza buona a nulla. Il dolore è lancinante.
Mi brucia la gola per le urla che ho cacciato e ora comincio a sentire la testa pesante, mi sento rallentata..
non ce la faccio, giuro.
Odio i miei genitori, odio la vita, odio me stessa. Non voglio essere salvata da altri.
Io mi creo e mi distruggo, fanculo le leggi della fisica.
Buonanotte, sperando di non arrivare a domani.
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martedì 19 giugno 2012
15 grammi
Sciopero della parola.
Non voglio avere più contatto con i miei, non permetterò che i miei suoni possano colpirli. Mi nasconderò per celargli anche le mie espressioni, che possono tradire i miei pensieri.
Ultimamente mi stanno troppo addosso con le loro preoccupazioni, mi fanno notare che mangio poco e che secondo loro sono dimagrita. Tanto ne avrò la conferma giovedì al controllo e sono sicura che si sbagliano.
Vorrei fuggire lontano, la mia mente è un groviglio di pensieri senza ne capo ne coda. Non so nemmeno da dove nascono.
Vorrei ricominciare a sognare la notte, intendo a ricordare i miei sogni, per rifugiarmi in una realtà diversa, dove tutto è imprevedibile e tutto può succedere.
Ultimamente ho dei momenti di forte depressione o ansia, sbalzi d'umore e reazioni di cui nemmeno mi rendo conto. Penso che vedere la psichiatra mi farebbe bene, ma ho l'appuntamento per il 13 di luglio e non oso dire a mia madre che vorrei vederla prima.
Mi sento persa dentro me stessa, governata da impulsi e emozioni incomprensibili a cui mi devo arrendere.
Ne provo vergogna e mi dico sempre che in fondo sto bene.
Rifiuto l'aiuto di mia madre, tanto lei non capisce e non capirà mai. Lei pensa che "non sono così stupida da non voler guarire" e non vorrei deluderla anche su questo. Non ha mai le parole e gli atteggiamenti giusti, non rispetta quello che sento, crede di essere sempre nel giusto. Mi sono stufata.
FATEMI EVADERE, PERFAVORE!
Non voglio avere più contatto con i miei, non permetterò che i miei suoni possano colpirli. Mi nasconderò per celargli anche le mie espressioni, che possono tradire i miei pensieri.
Ultimamente mi stanno troppo addosso con le loro preoccupazioni, mi fanno notare che mangio poco e che secondo loro sono dimagrita. Tanto ne avrò la conferma giovedì al controllo e sono sicura che si sbagliano.
Vorrei fuggire lontano, la mia mente è un groviglio di pensieri senza ne capo ne coda. Non so nemmeno da dove nascono.
Vorrei ricominciare a sognare la notte, intendo a ricordare i miei sogni, per rifugiarmi in una realtà diversa, dove tutto è imprevedibile e tutto può succedere.
Ultimamente ho dei momenti di forte depressione o ansia, sbalzi d'umore e reazioni di cui nemmeno mi rendo conto. Penso che vedere la psichiatra mi farebbe bene, ma ho l'appuntamento per il 13 di luglio e non oso dire a mia madre che vorrei vederla prima.
Mi sento persa dentro me stessa, governata da impulsi e emozioni incomprensibili a cui mi devo arrendere.
Ne provo vergogna e mi dico sempre che in fondo sto bene.
Rifiuto l'aiuto di mia madre, tanto lei non capisce e non capirà mai. Lei pensa che "non sono così stupida da non voler guarire" e non vorrei deluderla anche su questo. Non ha mai le parole e gli atteggiamenti giusti, non rispetta quello che sento, crede di essere sempre nel giusto. Mi sono stufata.
FATEMI EVADERE, PERFAVORE!
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sabato 16 giugno 2012
13 grammi
"Com'è che faccio a dartela una vita diversa?
Vorrei rubare i sogni a te felici e metterteli dentro la testa
Dicono che se anche ti sbatti da sta vita poi non esci vivo,
Dicono che uno come me è solo autodistruttivo,
Ma faccio un altro giro, e faccio un altro giro all'ultimo respiro!"
Vorrei riuscire a conquistarlo, ma non ci resco. Mio padre e io a tavola soli, mi si stringe lo stomaco.
Aumenta il sintomo, aumenta la tristezza, viaggio mentalmente per evadere.
So che sbaglio, ma continuo, persevero nel mio errore, FINO ALL'ULTIMO RESPIRO.
Vorrei rubare i sogni a te felici e metterteli dentro la testa
Dicono che se anche ti sbatti da sta vita poi non esci vivo,
Dicono che uno come me è solo autodistruttivo,
Ma faccio un altro giro, e faccio un altro giro all'ultimo respiro!"
Vorrei riuscire a conquistarlo, ma non ci resco. Mio padre e io a tavola soli, mi si stringe lo stomaco.
Aumenta il sintomo, aumenta la tristezza, viaggio mentalmente per evadere.
So che sbaglio, ma continuo, persevero nel mio errore, FINO ALL'ULTIMO RESPIRO.
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venerdì 15 giugno 2012
12 grammi
Aveva negli occhi un velo di tristezza, di malinconia, di angoscia che nascondeva troppo bene. Li aveva sempre lucidi, “gli occhi brillanti”, penserete. No, gli occhi pieni di lacrime che lottavano per uscire. Lacrime che erano state tenute a bada per troppo tempo e per troppe cose e che ora volevano solo uscire per liberarsi in un pianto senza fine nel letto, la notte, sul cuscino macchiato e sporcato di tutti i suoi dolori. Certe volte le veniva da piangere anche in mezzo alla gente mentre ascoltava i loro problemi, mentre sorrideva per rimandare il saluto, mentre diceva che era tutto okay, mentre raccontava, mentre parlava, mentre socchiudeva gli occhi per assaporare bene ogni cosa. Ma non piangeva mai.
Aveva negli occhi tutte le cicatrici possibili. Ci aveva messo dentro il cuore ferito, le promesse infrante, i sogni irrealizzabili che in quel cassetto non ci stavano più, le mollette di scorta per stendere un altro velo pietoso e la forza per chiudere un altro occhio. Aveva accartocciato tutte le cose piacevoli dentro quel sorriso falso, mettendo ogni dolore dentro lo sguardo difficile.
Aveva negli occhi tutti i suoi segreti più dolorosi, più scontati, più nascosti.
Nessuno è così stupido da mettere i suoi segreti nello sguardo, no?
Ma lei lo faceva perché nessuno capiva il suo, di sguardo.
E pensava che solo chi un giorno sarebbe riuscito a capire tutte le sue sfumature sarebbe riuscito a capire lei e tutte le sue ferite aperte.
Solo lì sarebbe crollata e avrebbe pianto senza vergognarsi di quelle lacrime potenti.
Aveva negli occhi tutte le cicatrici possibili. Ci aveva messo dentro il cuore ferito, le promesse infrante, i sogni irrealizzabili che in quel cassetto non ci stavano più, le mollette di scorta per stendere un altro velo pietoso e la forza per chiudere un altro occhio. Aveva accartocciato tutte le cose piacevoli dentro quel sorriso falso, mettendo ogni dolore dentro lo sguardo difficile.
Aveva negli occhi tutti i suoi segreti più dolorosi, più scontati, più nascosti.
Nessuno è così stupido da mettere i suoi segreti nello sguardo, no?
Ma lei lo faceva perché nessuno capiva il suo, di sguardo.
E pensava che solo chi un giorno sarebbe riuscito a capire tutte le sue sfumature sarebbe riuscito a capire lei e tutte le sue ferite aperte.
Solo lì sarebbe crollata e avrebbe pianto senza vergognarsi di quelle lacrime potenti.
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