sabato 30 giugno 2012

18 grammi

Eccomi dinuovo qua, ancora viva, "sana" e salva.
Dopo le mie peripezie con il serenase e altri suoi amichetti promettenti la riuscita del mio piano suicida, ho dormito per un giorno e mezzo interi fino a portarmi a fare una flebo in ospedale. Mi hanno consigliato il ricovero ma ho rifiutato.
Il giorno dopo ero riuscita ad alzarmi verso le 15 e così sono andata a fare un po' di shopping con mia madre.
Panico.
La mia mandibola ha cominciato a muoversi a destra quando voleva lei, rigidamente. Non riuscivo a fermarla. Più tempo passava, più movimenti strani del viso avevo e dal panico mi si è paralizzata la mano destra. Siamo corsi subito in ospedale dove ho confessato il mio abuso di farmaci. Mi hanno scampato il repartino perchè ho omesso di averlo fatto di proposito, con intento suicida. Così mi hanno messa nel reparto dove ero stata ricoverata quando avevo il sondino. Ma la situazione peggiorava. La lingua mi si muoveva all'indietro, la bocca a destra e avevo il collo piegato all'indietro. Stavo soffocando. Avevo una paura matta. è corso uno psichiatra a darmi una medicina e pian piano gli effetti collaterali sono diminuiti.
Sono restata in ospedale 3 giorni e ho continuato a prendere l'antidoto per altri 3 giorni. 
Fortunatamente tutti i sintomi sono scomparsi ed ho evitato danni permanenti.
Ma ora passiamo alle conseguenze: lo shock dei miei, la loro perdita di fiducia, l'accollo tempestivo di tutti i miei terapeuti ecc...
Ora mi sorvegliano più spesso. Per evitare un ricovero in un centro ora mi sforzo almeno un po' per l'alimentazione. Ma non smetto di prendere lassativi e diuretici.
Avrò molte più sedute psichiatriche e dovranno modificarmi la terapia farmacologica, ho anche più visite da psicologi diversi.
Beh che dire, quest'esperienza mi ha lasciato molto. Ho capito la gravità della cosa che ho fatto e ho ammesso a me stessa che la mia situazione è più grave di come sembra. Sono molto fragile in questo periodo. Me lo riconosco.
Ora mi tocca combattere di più con il cibo. Sto vivendo giornate frustranti. Mi viene da piangere a guardarmi allo specchio.
L'unica cosa che mi riesce a mandare avanti è quel  ragazzo di cui spesso ho parlato, mio fratello e gli amici (che non sanno che cosa è successo).
Lunedì mattina vedrò il ragazzo, e sinceramente non vedo l'ora. L'ho visto anche appena dopo le dimissioni e mi ha fatto stare veramente bene. Ho un bisogno di affetto immane in questo periodo.
Sono fragile...

venerdì 22 giugno 2012

17 grammi

15 gocce di bromazepam, 1 compressa di venlafaxina da 37mg e 1 da 75mg. Tutto a posto così, devo seguire questa di terapia.
Ma la mia pazzia sta degenerando. Stasera a casa da sola ho avuto una forte crisi e volevo suicidarmi, però non volevo "lasciare tracce"... sono andata a prendere dei vecchi farmaci in casa.
100 gocce di serenase e 8 compresse da 20mg di paroxetina.
No, non mi bastavano.
100 gocce di bromazepam + quasi tutta la boccetta di serenase, non ho contato le gocce, ho solo spremuto con rabbia.
Spero vivamente di intossicarmi o di morire stanotte, non riesco più a vivere, non fa per me, sono un'esistenza buona a nulla. Il dolore è lancinante.
Mi brucia la gola per le urla che ho cacciato e ora comincio a sentire la testa pesante, mi sento rallentata..
non ce la faccio, giuro.
Odio i miei genitori, odio la vita, odio me stessa. Non voglio essere salvata da altri.
Io mi creo e mi distruggo, fanculo le leggi della fisica.
Buonanotte, sperando di non arrivare a domani.

mercoledì 20 giugno 2012

16 grammi

Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.

Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.

Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.


I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.

Fa' una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!

Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.

Lavati i denti.

Non perdere tempo con l'invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.

Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente, dimmi come si fa...

Conserva tutte le vecchie lettere d'amore,
butta i vecchi estratti-conto.

Rilassati!

Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.

Prendi molto calcio.

Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.

Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse,
come quelle di chiunque altro.

Goditi il tuo corpo,
usalo in tutti i modi che puoi,
senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
E' il più grande strumento che potrai mai avere.


Balla!
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.

Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza:
ti faranno solo sentire orrendo.

Cerca di conoscere i tuoi genitori,
non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli,
sono il miglior legame con il passato
e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.

Renditi conto che gli amici vanno e vengono,
ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.

Vivi a New York per un po', ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po', ma lasciala prima che ti rammollisca.

Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant'anni, sembreranno di un ottantacinquenne.

Sii cauto nell'accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.

Ma accetta il consiglio... per questa volta.

martedì 19 giugno 2012

15 grammi

Sciopero della parola.
Non voglio avere più contatto con i miei, non permetterò che i miei suoni possano colpirli. Mi nasconderò per celargli anche le mie espressioni, che possono tradire i miei pensieri.
Ultimamente mi stanno troppo addosso con le loro preoccupazioni, mi fanno notare che mangio poco e che secondo loro sono dimagrita. Tanto ne avrò la conferma giovedì al controllo e sono sicura che si sbagliano.
Vorrei fuggire lontano, la mia mente è un groviglio di pensieri senza ne capo ne coda. Non so nemmeno da dove nascono.
Vorrei ricominciare a sognare la notte, intendo a ricordare i miei sogni, per rifugiarmi in una realtà diversa, dove tutto è imprevedibile e tutto può succedere.
Ultimamente ho dei momenti di forte depressione o ansia, sbalzi d'umore e reazioni di cui nemmeno mi rendo conto. Penso che vedere la psichiatra mi farebbe bene, ma ho l'appuntamento per il 13 di luglio e non oso dire a mia madre che vorrei vederla prima.
Mi sento persa dentro me stessa, governata da impulsi e emozioni incomprensibili a cui mi devo arrendere.
Ne provo vergogna e mi dico sempre che in fondo sto bene.
Rifiuto l'aiuto di mia madre, tanto lei non capisce e non capirà mai. Lei pensa che "non sono così stupida da non voler guarire" e non vorrei deluderla anche su questo. Non ha mai le parole e gli atteggiamenti giusti, non rispetta quello che sento, crede di essere sempre nel giusto. Mi sono stufata.
FATEMI EVADERE, PERFAVORE!

lunedì 18 giugno 2012

14 grammi

Mi dico che devo avere pazienza, ma non so aspettare.
Sono nel pallone più totale.
Mamma protesta la mia guerra contro il cibo, io ormai mi ci sono rassegnata. Non riesco a dare una svolta.
C'è questo mio amico con cui esco, che non so come chiamarlo...so che non è il mio ragazzo ma ho l'impressione che non è un semplice amico. 
Le amiche spesso mi danno buca, me ne sto a casa a chiedermi "che fare?".
Ecco, io vorrei una svolta, ma non una di quelle che apri la porta e il vento gelido ti soffia via, una di quelle che semplicemente trovi una chiave, apri la porta e parti all'esplorazione...
ora il mio sintomo funzione come prevenzione, protezione... a volte mi sembra stupido ma non posso sprecare così tanto lavoro. A volte invece mi sembra di non poter farne a meno.
Giovedì vedrò la psicologa e il nutrizionista, so già cosa dire: "non so che mi accade, ma continuo a restringere, la cosa non mi dispiace, il problema è il caos mentale, non so prendere una decisione che non sia diversa dal mangiare sempre di meno."
Sento che la "malattia" sta cambiando, mi sento sempre più normale, come se non avessi un problema, come se non avessi bisogno di aiuto. Ne sono quasi convinta. Le mie abitudini alimentare non si toccano! Vanno bene così, che c'è di strano a mangiare poco? Solo perchè la gente mangia normalmente e quando ha fame prende un panino non significa che io sia anormale. Sono solo diversa sotto questo punto di vista!
Il mio vero cruccio sono le decisioni, non mi schiero mai da nessuna parte, sto in bilico tra un'opzione e un'altra, ho comportamenti ambigui, nessuno mi riesce a capire...
Nemmeno io ormai mi capisco più.

sabato 16 giugno 2012

13 grammi

"Com'è che faccio a dartela una vita diversa?
Vorrei rubare i sogni a te felici e metterteli dentro la testa
Dicono che se anche ti sbatti da sta vita poi non esci vivo,
Dicono che uno come me è solo autodistruttivo,
Ma faccio un altro giro, e faccio un altro giro all'ultimo respiro!"



Vorrei riuscire a conquistarlo, ma non ci resco. Mio padre e io a tavola soli, mi si stringe lo stomaco.
Aumenta il sintomo, aumenta la tristezza, viaggio mentalmente per evadere.
So che sbaglio, ma continuo, persevero nel mio errore, FINO ALL'ULTIMO RESPIRO.

venerdì 15 giugno 2012

12 grammi

Aveva negli occhi un velo di tristezza, di malinconia, di angoscia che nascondeva troppo bene. Li aveva sempre lucidi, “gli occhi brillanti”, penserete. No, gli occhi pieni di lacrime che lottavano per uscire. Lacrime che erano state tenute a bada per troppo tempo e per troppe cose e che ora volevano solo uscire per liberarsi in un pianto senza fine nel letto, la notte, sul cuscino macchiato e sporcato di tutti i suoi dolori. Certe volte le veniva da piangere anche in mezzo alla gente mentre ascoltava i loro problemi, mentre sorrideva per rimandare il saluto, mentre diceva che era tutto okay, mentre raccontava, mentre parlava, mentre socchiudeva gli occhi per assaporare bene ogni cosa. Ma non piangeva mai.
Aveva negli occhi tutte le cicatrici possibili. Ci aveva messo dentro il cuore ferito, le promesse infrante, i sogni irrealizzabili che in quel cassetto non ci stavano più, le mollette di scorta per stendere un altro velo pietoso e la forza per chiudere un altro occhio. Aveva accartocciato tutte le cose piacevoli dentro quel sorriso falso, mettendo ogni dolore dentro lo sguardo difficile.
Aveva negli occhi tutti i suoi segreti più dolorosi, più scontati, più nascosti.
Nessuno è così stupido da mettere i suoi segreti nello sguardo, no?
Ma lei lo faceva perché nessuno capiva il suo, di sguardo.
E pensava che solo chi un giorno sarebbe riuscito a capire tutte le sue sfumature sarebbe riuscito a capire lei e tutte le sue ferite aperte.
Solo lì sarebbe crollata e avrebbe pianto senza vergognarsi di quelle lacrime potenti.

martedì 12 giugno 2012

11 grammi

Un giorno mi capitò di leggere un poeta inglese e rimasi fortemente colpita da una frase "sii come la fonte che trabocca, e non come la cisterna che racchiude sempre la stessa acqua".
Ho sempre pensato che il poeta fosse in errore: è pericoloso "lasciarsi traboccare", perché si corre il rischio di inondare le aree in cui vivono le persone amate, facendole annegare col nostro more e il nostro entusiasmo. Per tutta la vita, ho cercato di comportarmi come una cisterna, senza mai superare i limiti delle mie pareti interiori. Poi, per qualche ragione incomprensibile, incorsi nell'anoressia. Mi trasformai in tutto quello che avevo cercato di evitare con ogni mia forza: una fonte che, traboccando, inondava tutto intorno a se.
Il mio inondare era silenzioso ma potente e penetrante, riuscivo ad entrare negli altri e fargli suscitare emozioni e comportamenti che mai avevano incontrato prima. Io invece mi ero sempre limitata a farmi inondare, seguendo le correnti di chi ritenevo superiore a me.
Tutta la repressione delle mie acque, per così tanto tempo, a breve fece si che inondai anche me stessa, annegando e annaspando nella mia stessa materia. La sensazione, seppur di forte scombussolamento, mi piacque e decisi di adattarmici per trovare una specie di felicità nuova.
Ora sto ancora naufragando in questa marea, che prima mi soffoca e poi mi fa emergere, in uno stato di angoscia continua che quasi mi rende stufa.
L'unica mia speranza è trovare una barca su cui aggrapparmi, un bagnino che mi tenda la mano.
Non ho il coraggio di nuotare con tutte le mie forze fino a riva.
Aspetto sempre le soluzioni più facili, esterne.
Forse perché in fondo mi piace ancora naufragare?
Questo non lo so, e lascio scorrere il tempo cercando il piacere in un onda che mi soffoca.

sabato 9 giugno 2012

10 grammi

È innanzi tutto il bisogno di accettazione, di riconoscimento e di amore che induce gli esseri umani alla dipendenza e alla sottomissione


Io sono dipendente dagli altri, dal loro amore, dal loro giudizio.
Per nasconderlo utilizzo il cibo, altra forte dipendenza.
Ma si può curare una dipendenza con un altra

venerdì 8 giugno 2012

9 grammi

Sono le 3.15  del mattino e sono appena tornata da una festa.
Alquanto noiosa devo dire. E quando ti assale la noia ti assalgono i pensieri.
"Come apparirò agli altri?" "Oh mamma sono vestita inadeguata" "Sembrerò grassa sicuramente" "Come mi devo comportare?" "Oddio come sono impacciata nel ballare" e così via...
A questa festa c'era anche il mio nuovo amico con cui ero uscita un paio di volte, carino, simpatico, un po' fuori dalle righe come me. Aveva bevuto un po' e si vedeva, e ci siamo messi a parlare. Ad un certo punto mi ha detto "Vado dagli altri o facciamo qualcosa?" io gli ho preso i fianchi per fargli capire che volevo stare un po' con lui, le mie amiche erano impegnate al momento...e...mi ha baciata. Poi abbiamo parlato un po' ancora e l'ha rifatto, poi ancora. Baci corti, sfuggenti, contornati da sguardi fissi e sorrisi.
Per il resto della serata siamo stati separati e poi abbiamo parlato un altro po' insieme. Lui non voleva che me ne andassi, mi ha invitata a dormire a casa sua ma non potevo. Però quando ci siamo salutati mi ha dato due bacetti sulla guancia, insignificanti. Allora mi chiedo: "Prova qualcosa per me?" a me lui intriga molto, è anche dolce, mi manda sempre il buongiorno e la buonanotte, però è spesso sfuggente, dobbiamo spesso rimandare appuntamenti per i suoi impegni. Anche durante la serata è stato piuttosto sfuggente.
Sto leggendo un libro di uno psicologo che dice continuamente di pensare solo all'attimo, all'azione che stiamo facendo, senza riflettere sul passato e sul futuro. Beh, ho assolutamente cozzato con questa filosofia, per tutta la sera mi sono chiesta se quei baci fossero stati solo per divertimento o perchè vuole approfondire il rapporto. Ho anche cercato un po' di attirare la sua attenzione. Mi sono sentita ridicola ma non riuscivo ad evitarlo.
Spero veramente di aver trovato una persona, anche se sia solo un amico, che mi voglia bene e mi accetti, non evitandomi, nonostante il mio disturbo.


Parlando d'altro, i miei domani partono per andare due giorni in una spa. La tentazione di mangiare meno è fortissima, direi quasi irresistibile. Questa settimana ho anche saltato il colloquio settimanale con la psicologa ed il nutrizionista e questo mi ha sollevata. Ma ancora voglio che la prossima volta l'ago della bilancia scenda.
E' così difficile accettare di avere un corpo sano, che possa avere relazioni sane e prendersene tutte le responsabilità. Devo dire che la vita da malata è molto più comoda, nonostante i prezzi da pagare.


Concludo qui, non vi annoio oltre, un bacio a tutte le mie lettrici, che condividono le mie stesse difficoltà.
Sogni d'oro.

giovedì 7 giugno 2012

8 grammi

Nei cartoni animati si vede molto spesso la scena del gatto che scappa dal cane. La sua corsa è disperata, c'è un cane che lo segue, è spaventato.
Il gatto corre, perché ne è capace. Si arrampica sopra un albero, perché ne è capace. Poi, arrivato sul ramo più alto, si è messo in salvo. Resiste, perché ne è capace. La postazione raggiunta è ideale per vedere tutto, controllare tutto e essere finalmente visto da tutti. Il cane, nel frattempo, si è addormentato, battuto. Il gatto, dall'alto, sulle prime si sente leggero, sollevato. Si sente irraggiungibile. La gente intorno continua a vivere, a prendere decisioni. Va al cinema, in bicicletta. Il gatto vede tutto ed è visto da tutti. La gente comincia ad accorrere ai piedi dell'albero. Qualcuno lo guarda, con angoscia o curiosità, altri lo chiamano. Poi ci rinunciano. Il gatto non scende, malgrado i pallidi gesti altrui. E' salito senza accorgersene, i movimenti dettati dall'urgenza, la soluzione più pratica, l'albero era lì. Per nessuna ragione sarebbe pronto a scendere per tornare dov'era prima, perdere i tornaconti che la sua posizione gli offre.
La sua è una scelta precisa. Fidarsi e affidarsi è impossibile. Sono rimaste tra rami e foglie, la paura di sopportare la solitudine, la paura di scendere. Intanto però muore di fame.
Fino a quando l'altro non fa breccia nel muro dell'isolamento.


Questa è la metafora dell'anoressia.

lunedì 4 giugno 2012

7 grammi

Controllo.
Mania.
Ordine.

Sto cominciando a diventare maniaca del controllo, io, disordinata per natura, caotica in ogni sua goccia di sangue. I miei occhi non sopportano più il disordine della mia camera, oggetti fuori posto, progetti dell'ultimo secondo.
La preoccupazione è nata quando ho riordinato tutta la camera, soprattutto i vestiti, per tipologia, e ogni tipologià ha il suo ordine: dal tessuto più pesante al tessuto più leggero. Ho riordinato il mio profilo facebook: amici, foto, informazioni e interessi.
Scrivo i miei sogni per tenere sott'occhio il mio inconscio. Ho appeso in camera una lista di cose che devo fare nelle mie prossime giornate.
Esigo ordine nella mente, nel corpo e nelle mie azioni. Mi sento legata ad un impellente bisogno di avere le cose sott'occhio, facilmente comprensibili e controllabili. Ho bisogno di pianificare.

domenica 3 giugno 2012

6 grammi

Fuma la Marlboro vicino ad un posacenere già troppo pieno.
Ho bisogno di uscire da queste quattro mura tinte di rosa, un colore che mai mi metterei addosso.
Sto pensando di uscire domani mattina ai mercatini nel mio paese, almeno lì non dovrebbe esserci gente che conosco, i miei coetanei sono a scuola e nessuno di loro potrà incontrarmi e vedere il mio corpo.
Potrei andare a scuola guida ad esercitarmi sui quiz per la teoria, sarà ora che fisso la data d'esame e comincio a impegnarmi un po' di più.
Il fatto è che non mi interessa nulla. Non ho stimoli.
Per ora mi sto sentendo con un mio amico che ho conosciuto meglio da poco, con cui sono uscita ieri per un po', il che mi fa piacere e spero di aver trovato qualcuno che mi sia vicino. Ma la mia mente viaggia troppo presto, troppo in lungo e troppo in largo. Dovrei frenare la mia fantasia, i miei desideri.
Rifiuto l'ambiente familiare sempre di più, ma non posso permettermi di ridurre ancora le porzioni di cibo o farò letteralmente esplodere mia madre. O forse potrei ma non ho il coraggio di affrontare la sua reazione, anche se la tentazione è tanta.
Potrei risolvere il problema uscendo di più, camminando molto, in modo da consumare quei luridi e insipidi pasti. A volte vorrei che i miei si prendessero una vacanza per far fuoriuscire tutto il mio delirio. Ho bisogno di sfogarmi in modo distruttivo e stavolta non ho intenzione di farlo tagliandomi.
La noia e il vuoto mi assalgono, ora che riesco a perdere peso così di rado non ho più un obiettivo settimanale che mi faccia sentire viva e motivata. Devo assolutamente cercare di ristabilirlo in qualsiasi modo.
La mia pancia è gonfia, non so perchè. Forse dovrei ridurre le verdure, anche la frutta...
Ok ci siamo, la decisione è presa, non ce la faccio più: ridurrò ancora il cibo.
E a fanculo mia madre.
A fanculo i medici.
A fanculo il mio corpo.
Fanculo.

sabato 2 giugno 2012

5 grammi

Oggi mia madre si è accorta che sto dimezzando tutte le mie solite porzioni di cibo, e mi ha fatto una ramanzina, del tipo "tu devi fare qualcosa perchè noi ti possiamo tenere a casa, sai dove vai a finire con questo metodo, non puoi guarire con il sintomo!"
Cazzo, sono 6kg in più da quando stavo in ospedale, me li vuoi far perdere almeno prima di rimandarmici?
E poi... chi ha mai detto che voglio guarire?
Perchè non mi lasciano in pace, perchè?Non sono così grave come dicono loro, no!La gravità è ben altro, io l'avevo quasi raggiunta, ma mi hanno bloccata con un sondino.


Il pomeriggio sono uscita per la prima volta con un mio amico, lui portava i pasti nel centro in cui ero ricoverata quando ancora non c'ero, però lo conosco perchè abita nel mio stesso paese. E' molto carino e dolce, ma ovviamente, come tutti, non riesce a comprendere il problema. Forse però mi ha detto una cosa giusta: "Per uscirne devi trovare una svolta emotiva, qualcuno di speciale che ti faccia capire che quello che fai è sbagliato". Sono d'accordo sulla svolta emotiva, perchè cambierebbe la prospettiva su di me e sul mondo, ma la paura mi blocca, ancora non mi sento pronta. Non so se vorrà rivedermi, mi ha detto che gli ha fatto piacere passare un po' di tempo con me (e io ricambio), ma ho paura che di nuovo la mia malattia possa stroncare un rapporto. Insomma, chi mi sta davvero vicino ora è solo la mia migliore amica che mi conosce da una vita, per il resto tutti hanno un po' "paura" di me. Forse perchè li ho scacciati quando mi isolavo, forse perchè ho passato molto tempo in clinica e si sono un po' "scordati" di me o per qualsiasi altro motivo. Mio fratello dice che i suoi amici non sanno come comportarsi con me, hanno paura di ferirmi, o hanno paura ad invitarmi a cena fuori o a delle feste dove si mangia. Ok, ho una malattia, ma sono comunque una persona come tutte!
Per esempio oggi mi ha fatto piacere uscire con questo amico, perchè non eravamo mai usciti e significa che ci tiene un po' a me e che non si fa bloccare dalla malattia, almeno per ora.
Mi fa piacere sentire un po' di affetto intorno.


L'immagine che mi proiettavo sempre nei primi tempi di malattia era una minuscola e finissima statuina di vetro che tutti prendevano tra le loro mani, e io ero quella statuina.
Non so se qualcuno ha inteso il concetto che vuole esprimere questa immagine, ma io lo sento mio e lo ricerco disperatamente.
La mia è anche una ferita d'amore.

venerdì 1 giugno 2012

4 grammi

"Mi ciberò di te
lentamente ti divorerò
e quando sarai finita
rimarrò per sempre
nel tuo silenzio."

Si, si sta cibando di me questa assurda malattia, ma io la lascio fare, mi lascio sopraffarre.
La vergogna per il mio corpo è troppa, e con la scusa che sono stata male ora sto mangiando molto meno, e lo farò ancora per molto tempo. "DEVI PERDERE PESO" continua ad intimarmi la vocina nella mia testa. Lo specchio è diventato una sfida, il cibo l'arma
Ho in vista delle feste, dei compleanni, delle uscite... non posso mostrarmi grassa, o la gente penserà che sto bene, che sono guarita. No, io voglio far vedere il mio dolore, io voglio essere così ossuta da aver compassione di me, perchè è l'unico modo in cui riesco a volermi bene.
Mi sento avvolta da un'alone di tristezza e di fallimento da cui non riesco ad evadere. Mi verrebbe da piangere ma sono diventata troppo apatica per farlo. E' un momento duro, fatto di ossessioni, delusioni per i miei genitori e dolore per me. Le mie giornate passano monotone con il sottofondo di un odio profondo per me stessa e per il mio corpo.
Non sorrido più, ho paura di tutto, penso che tutto quello che faccio sia sbagliato e ho il terrore di non riuscire più a perdere peso. Mi assilla questo pensiero.
Sento dentro un vuoto incolmabile.
Io non voglio un corpo che non mi appartiene.